La santità della Chiesa (3): La virtù di Fede -1

Fonte: FSSPX Attualità

San Tommaso d'Aquino e i quattro grandi dottori della Chiesa Latina

La fede emerge come la prima della virtù che deve distinguere coloro che hanno vissuto eroicamente nella Chiesa Cattolica. Se Dio si è rivelato, la credenza e la difesa di quanto ci ha detto non possono non essere la base di qualunque vita religiosa e dell’eroismo di ogni virtù. Allo stesso modo le verità soprannaturali dovranno dirigere tutte le azioni del santo.

La Santa Scrittura ci dice spesso che la fede è principio di ogni giustizia: il giusto vive di fede, dice san Paolo (Rm. 1, 17). Anche Gesù Cristo rivela che chi avesse un granello di fede, potrebbe smuovere le montagne.

Se nell’antico Testamento Abramo viene presentato come il modello di tale virtù, al punto da diventare capostipite di tutti i credenti nella Trinità e nell’Incarnazione, a noi spetta soffermarci sui santi della Chiesa Romana, per dimostrare come solo al suo interno tale virtù possa esistere ed essere eroicamente esercitata.

La fede può essere “eroica” in due modi: nel modo in cui la professiamo esternamente, evitando tutto ciò che può gettare un’ombra sulle nostre credenze e sul nostro tenerci lontani anche da un’apparenza di approvazione degli errori contro di essa; e nel modo in cui è profondamente radicata in noi, dirigendo ogni nostra azione e valutazione secondo le verità rivelate (il cosiddetto “spirito di fede”).

La professione esterna della fede

La fede, adesione interiore alle verità rivelate da Dio si manifesterà all’esterno, nella vita dei santi, tramite la difesa dell’integrità della fede e la cura dell’ortodossia. Non si può infatti aver fede in Qualcuno se non si crede a tutto ciò che rivela.

Parleremo della professione di fede nel martirio in modo speciale trattando della virtù eroica di forza. Qui ci interessa ciò che è più specialmente legato alla fede come tale.

I santi hanno quindi innanzitutto avuto in odio l’eresia, cioè la manipolazione delle verità rivelate, e la hanno combattuta con forza, come un male inaccettabile. Parlando dei santi Dottori della Chiesa, che hanno difeso le verità della Fede, il messale ambrosiano dice che «ridotta in cenere la zizzania degli eretici, hanno raccolto il nitido frumento del dogma cattolico nel granaio della Chiesa».

Questa difesa si è verificata nei santi sostanzialmente in due modi: innanzitutto tramite gli scritti e l’opera di approfondimento teologico e di confutazione delle eresie, al punto che i Padri ed i Dottori hanno prodotto nel seno della Chiesa cattolica un’esposizione della dottrina così completa da andare oltre la sapienza possibile agli uomini; e secondariamente con azioni concrete per estirpare la diffusione degli errori.

La trasmissione della dottrina apostolica da parte dei santi Padri: un miracolo morale

Potremmo definire un miracolo morale il fatto che gli antichi Padri della Chiesa, salvo su questioni accessorie, ci abbiano fedelmente trasmesso un’unica dottrina, nonostante la loro distanza e l’assenza apparente di una formazione teologica e dottrinale unica come quella che si svilupperà secoli dopo.

Questo è il primo segno dell’esistenza della Tradizione apostolica, diffusa in tutta la Chiesa proprio perché proveniente dalla prima predicazione di quei dodici discepoli del Cristo, che l’opera dello Spirito Santo sola può aver mantenuto intatta e riconoscibile in tanti luoghi e contesti diversi, nonostante i secoli difficili delle persecuzioni e le pressioni delle autorità che favorirono l’eresia, come al tempo dell’arianesimo.

Non si tratta certo di negare la presenza delle eresie fin dal sorgere della Chiesa: anzi il miracolo morale sta nel fatto che grandi vescovi hanno mantenuto la stessa fede riconoscendosi come parte dell’unica Chiesa cattolica in tutti quei secoli, sentendosi l’eco della predicazione apostolica.

Da sant’Ireneo (+202), che separò la verità cattolica dalla pericolosa dottrina degli gnostici, che poteva travisare tutta la religione apostolica; da san Cipriano (+258), che con limpidezza confutò in anticipo eresie che sarebbero venute secoli dopo; fino ai grandi Dottori del IV secolo (sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Giovanni Crisostomo, san Basilio…), che dopo l’arianesimo fecero splendere in Oriente ed Occidente l’unica dottrina su Trinità ed Incarnazione, abbiamo una continuità impressionante nella predicazione delle verità ed una lucida distinzione del cristianesimo cattolico dalle eresie.

I Santi Dottori di epoca medievale e moderna: il dono di intelletto

Se la predicazione patristica mostra l’opera dei santi nella trasmissione di quanto gli apostoli insegnarono, dando alla Chiesa cattolica la certezza di collegarsi, tramite loro, all’opera stessa del Salvatore, in un modo che nessuna setta può immaginare, la teologia scolastica dei grandi santi medievali mostra quanto la santità abbia contribuito a sviluppare senza alterare la conoscenza della Rivelazione.

Era difficile pensare di intervenire sulla mole delle opere dei Padri andando oltre e senza tradirli, o senza modificarne la dottrina. Anche qui solo l’intervento dello Spirito Santo può aver suscitato quei grandi santi che svilupparono la cosiddetta teologia scolastica: sant’Anselmo, san Bonaventura, e soprattutto san Tommaso d’Aquino.

L’Oriente non cattolico, che si vanta ingiustamente di essere fedele ai Padri, non ha conosciuto la Scolastica, e la mancanza di rigore (oltre che di autorità) lo ha fatto trovare senza difese di fronte a nuove eresie sulla Trinità, a una concezione deviata di Dio (il palamismo - da (de Gregorio Palamas, 1296-1359 - che fa avvicinare buona parte del mondo ortodosso alla vera e propria gnosi), a errori frequenti circa i sacramenti, la grazia, a volte persino all’influenza protestante.

Sviluppando, nella linea dei Padri, il fondamento filosofico e naturale del ragionamento e dell’essere, i santi Dottori medievali hanno formato una barriera all’alterazione della dottrina che è teoricamente insuperabile. Per diffondere le loro idee i modernisti hanno infatti dovuto in tutti i modi prima demolire la formazione tomista e scolastica all’interno della Chiesa, in modo da lasciare larga del Clero senza difese.

A tutt’oggi, è impensabile opporsi all’eresia modernista senza una formazione che sia debitrice di san Tommaso e della filosofia che egli ed altri santi misero in onore all’interno della santa Chiesa, quasi profeticamente.

Miracolo morale è come Dio abbia tramite l’Aquinate opposto un definitivo antidoto filosofico a tutto ciò che la modernità avrebbe introdotto di innaturale nel pensiero umano, con secoli di anticipo. Questa intelligenza mossa dalla santità non trova uguali al di fuori della Chiesa Romana, che tali dottrine ha raccomandato in modo costante, fino a farle in qualche modo proprie.

(continua)